lunedì 15 gennaio 2018

Il mistero dell'uovo



Tutti zitti nel pollaio
ad indagar su un fatto nuovo:
Chi avrà combinato il guaio?
Chi ha rotto stamane l’uovo?

Per risolvere il misfatto,

intervenne allora il gatto

“Per snodare la matassa”
sfoderando il suo acume,

disse, “metteremo una tassa

sul tuorlo e sull’albume”

“Ma che tassa!” urlò il cane,
“Io già ho capito tutto:

è colpa delle rane

e del rospo soprattutto,
che, saltando nel pantano,

tutto quanto hanno scosso

e per colpa del baccano
è sparito il bianco col rosso.”

Il tacchino impertinente

con il collo un po’ sbilenco

disse che il delinquente
era di certo nel suo elenco

“Ci sta il porco grufolone:
ne avrà fatto un sol boccone.

Poi la donnola o la faina:

ne avran fatto carneficina.
E che dire dell’avida oca

L’avrà dato a qualche cuoca.”

Ad interrompere gli astanti
Intervenne un pulcino:
“State zitti tutti quanti,
cosa è questo casino?
Tutti lì a stare intorno
alla mia vecchia casa.

Stavo stretta tutto il giorno

e per questo sono evasa”

E magia della fantasìa
Girò le spalle e volò via

domenica 2 marzo 2014

La fata innamorata


Una maga senza forma,
un mattino un po' bizzarro,
ordinò a grano e farro:
«Fate che egli dorma!»,
indicando un contadino,
che lavorava lì vicino.


Fu così che ogni spiga,
mossa da un lieve maestrale.
tesa al cielo come riga.
intonò un madrigale.


Il canto ammaliante
tosto avvolse il fattore
con un ritmo costante
che lo indusse nel torpore.


La fata inconsistente,
dal prodigio soddisfatta,
prese gli occhi di un serpente,
colse un bel pugno di paglia,
strappò un pelo ad una gatta
e ad un elfo rubò la maglia.


In una pentola di coccio
mise tutto il suo bottino
e ,aggiungendo coda di sorcio, 
invocò Giove e Odino,
cosicché  per destino 
venne fuori un bel fantoccio.


Ma gli dei della bufera,
nominati dalla maga,
pretesero una paga
dall'ignara fattucchiera:
nascondeva un tranello
il pupazzo giovincello.

Appena la maga innamorata
 strinse il fantoccio al petto,
capì di esser stata fregata
dal divino dispetto:
il calore  del suo cuore
per l’amante fu veleno,
visto che  avvolse di fiamme
il fidanzato paglia e fieno.

Divenne  cenere il pupazzo
e in balìa del vento
volò in cielo come un razzo
come ogni amore spento.


lunedì 30 aprile 2012

La nuvola e il lupo



In quel giorno freddo e cupo
in cui il cielo era grigio
scoppiò un gran litigio
tra una nuvola ed un lupo.
«Non ti accorgi che sei grassa
e che copri la mia Luna?
Ci vorrebbe una bella tassa,
proprio contro chi non digiuna!»,
disse il lupo irritato,
al bisticcio dando inizio.
«Farò dieta ed esercizio,
vecchio lupo screanzato.
Ma oltre al pelo spelacchiato,
io ti prego, perdi il vizio
ogni notte di far comizio
col tuo orribile ululato!»,
tuonò la nube vilipesa,
diventando gonfia e nera,
e per sprezzo della fiera,
le sputò per offesa!
Colpito dalla tempesta,
il lupo terrorizzato,
abbassò tosto la cresta,
perdendosi in un latrato
di lacrime e disperazione,
impaurito per l’acquazzone.
Una piccola goccia,
caduta su una roccia
sulla soglia di un dirupo,
davanti una lacrima del lupo,
non trattenne l’emozione
per la splendida visione.
I suoi occhi di cristallo
le tolsero il fiato,
e per uscire dallo stallo,
le rubò un bacio salato.
Fu la conferma, sissignore,
che dall’odio può nascere amore.

mercoledì 21 dicembre 2011

la fatina e la neve


Sopra un fungo tutto rosso,
che di neve aveva il manto,
singhiozzava a più non posso,
inzuppata dal suo pianto,
una minuscola fatina,
azzurra come il cielo,
coperta da un fragile velo,
fatto di ghiaccio e di brina.

Stava lì poco distante,
seduto sopra un grande masso,
un buffo gigante,
basso,brutto e molto grasso.
-         Come mai ti lamenti?
disse alla sventurata.
-         Ti hanno forse bastonata?
Ti hann rubato tutti i denti?

-         Sono la fata piagnucolosa,
Rispose con un fil di voce.
-         piango di mio, per ogni cosa!
Ma la mia vera croce
è purtroppo questo inverno,
che mi gela ogni luccicone,
così cieca per la disperazione,
son condannata al pianto eterno.

Fu un attimo e il grasso gigante,
che rideva tutto il tempo,
trovò la soluzione brillante
per il noioso contrattempo.
-         Stamattina, guarda caso,
non ho fatto colazione
mangio il freddo in un boccone,
così caldo avrai il naso!

Fu così che divorò tutta la neve fiocco a fiocco.
Lesto fiorì il pesco e fece i frutti  l’albicocco.
Un leggero tepore rese ogni cosa paradiso
e persino la fatina fece al mondo un gran sorriso.

martedì 2 agosto 2011

Il grillo magico



Il grillo Umberto, saltando un mattino
da un filo d’erba ad un ciclamino,
notò, vestita di gran gala,
una splendida ed esile cicala.

«Dove vai così ben vestita?»
Disse, facendo un po’ il piacione.
«Ce sta ‘na festa al “Margherita”
organizzata da un calabrone»,
rispose la cicala modaiola,
«Non c’andrai mica sola? »,
aggiunse lesto il grillo.
«Sto ad aspettà una coccinella,
è in ritardo , per farsi bella,
gl’ho già fatto uno squillo»

«C’è da aspettare, mi son persuaso,
e ti dispiace, se puta caso,
così per rompere il ghiaccio
ci diamo un bell’abbraccio? »

Si scoprì miracolosamente
che nun je dispiaceva manco pe’ nniente.
Fu così che tra gli amaranti
si scoprirono dolci amanti.

Col passar delle stagioni
i due si persero di vista.
Son normali situazioni
di bisogni e privazioni,
di sconfitte e di conquista,
di torti e di ragioni

Una sera il grillo Umberto,
che amava la magia,
da stregone assai esperto
di sortilegi e fattucchieria,
per rivedere la cicala,
affidò ad una fiala
le parole del suo amore,
miste a polline di fiore.

La cercò per il campo
e, vedendola voltata,
veloce come un lampo,
la fiala stappò dapprima
e ne lasciò poi uscire una serenata
di parole senza rima:

“E, quando mi vedrai, abbracciami!
Non come se fosse l'ultima volta
ma come se non fosse mai esistito un primo abbraccio.”


La stregoneria di colpo fece effetto,
ma al grillo sfuggì un difetto.
Perché la sorte è una buffa cosa
e si prese gioco della magia portentosa,
poiché ad essere voltata
non era la cicala amata.
Si accorse così che la nuova sposa
era una mantide religiosa.

venerdì 17 dicembre 2010

Il cespuglio chiccherone


Verde e gonfio come un pallone
il cespuglio brontolone
tutto il giorno sentenziava
su chiunque incontrava:
«Guarda un po’ c’è lì il tasso,
tutto nero e sempre a spasso.
Fa bagordi con la lepre,
importunando le cinciallegre.
E che dire poi del gufo,
di dormir non è mai stufo.
Dite forse che deliro,
avanzando il sospetto,
che suo padre era un ghiro
e sua madre uno scendiletto?»
Ma l’udì il Padreterno
dileggiare il suo creato
e fece scendere l’inverno
per punire lo screanzato.
Gli sparirono le foglie,
a terra caddero le more
«Finchè la neve non si scioglie,
perderai il tuo bel colore»
disse al malcapitato
l’Onnipotente assai adirato.
E fu così che la sua bile,
si placò solo ad Aprile!

sabato 11 dicembre 2010

Pongo e il boia


Tra pozioni e alambicchi,
nel sultanato dei tre sceicchi,
stava Pongo, grande mago,
figlio di Zoltan il Drago.
Un mattino di fine estate,
dopo un ‘esecuzione e venti frustate,
per sconfiggere la noia,
andò a trovarlo il boia.
Palesando le sue proteste:
«Basta far volare teste!»,
disse il freddo aguzzino,
«Oggi fare l’assassino
costa ormai un capitale
tra arrotino e speziale.
Sai quanti schiavi malmeno
per comprar un po’ di veleno?»
«Ho io pronta la soluzione!»,
disse il mago birbaccione,
«Qui mio caro si desume
che a te serve questo volume:
Della tua vita racchiude la storia.
Leggigliela: moriranno tutti di noia!»